Nel corso dei secoli numerose personalità hanno animato la comunità monastica e parrocchiale di Morimondo.
Alcune figure hanno una notorietà e uno spessore spirituale che supera i confini dell'abbazia, altre sono rimaste più nell'ombra, proprio come la maggior parte dei monaci a partire da coloro che hanno edificato il complesso abbaziale.
Mettiamo in luce i tratti essenziali di alcune personalità significative:
Il Seicento morimondese ebbe una figura di spicco nell'abate Antonio Libanorio, di origine ferrarese e proveniente dall'Abbazia cistercense di Settimo Fiorentino, legata a quella di Morimondo dal 1450, dai tempi della commenda di Giovanni de' Medici.
In soli quattro anni di permanenza a Morimondo, dal 1648 al 1652, l'abate Libanorio si adoperò per l'incremento e la rivalorizzazione culturale e spirituale dell'abbazia, lasciando tracce della sua presenza sia nella vita monastica che nell'edificio.
Nella parte monastica fece eseguire alcuni interventi particolarmente evidenti nella zona dell'antico refettorio medioevale, ricostruito quasi sul modello dei palazzi nobiliari e affrescato all'interno con un grande dipinto di scuola lombarda, rappresentante le "Tentazioni di Cristo".
Per primo raccolse e ordinò le notizie storiche sull'abbazia. Fu amico e collaboratore degli storici che nel diciassettesimo secolo si interessarono alla storia della Chiesa, in particolare di Ferdinando Ughelli e Giovanni Pietro Puricelli, ai quali fornì utili indicazioni per le loro opere traendole dal ricco materiale che era conservato nell'archivio monastico.
Erminio nacque a Trivolzio (PV), il 2 agosto 1897, decimo di undici figli, da Angela Campari e Innocente Pampuri.
Morta la madre, venne accolto in casa del nonno materno e dagli zii a Torrino, località nei pressi di Trivolzio, il 25 marzo 1900.
Nel 1915 si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia, presso l’Università di Pavia.
Durante la prima guerra mondiale venne arruolato e assegnato a un ospedale da campo in provincia di Brescia.
Nel marzo 1921 si iscrisse al Terz’Ordine di San Francesco e il 6 luglio dello stesso anno conseguì a pieni voti la laurea in Medicina e Chirurgia.
Dal 1921 al 1927 fu medico condotto a Morimondo.
Appartenente all'Azione Cattolica fin da ragazzo, giunto nella Condotta medica di Morimondo, divenne prezioso collaboratore del parroco, cofondatore del Circolo della Gioventù di Azione Cattolica, di cui fu il primo presidente, e del corpo musicale; fu anche segretario della commissione missionaria della parrocchia.
Organizzò turni di esercizi spirituali presso la "Villa del Sacro Cuore" dei Padri Gesuiti in Triuggio, per i giovani del Circolo e per i lavoratori della campagna ed operai, sostenendone generalmente anche le spese e invitando pure colleghi ed amici.
Nell'esercizio della professione, oltre ad essere molto studioso e competente, fu sollecito, generoso e caritatevole. Visitava gli infermi senza mai risparmiarsi né di giorno né di notte in qualunque parte della Condotta medica, allora assai impervia. Essendo i malati in gran parte poveri, dava loro medicine, denaro, alimenti, indumenti, coperte ed estendeva la sua carità anche ai lavoratori e ai bisognosi sia di Morimondo e delle cascine vicine, sia di altri paesi e località.
Il 6 giugno 1927 presentò ufficialmente la domanda di ammissione tra i Fatebenefratelli, l’ordine ospedaliero fondato in Spagna nel 1537 da San Giovanni di Dio, e il 21 ottobre iniziò l’anno di noviziato con il nome di Fra’ Riccardo.
Il 24 ottobre 1928 pronunciò i suoi voti religiosi con la Professione Semplice.
Morì il 1 maggio 1930 a Milano, per un infezione tubercolare che aveva compromesso irrimediabilmente la sua già fragile salute.
Nel 1954 e nel 1962 vennero istituiti i Processi Canonici ordinari, presso i Tribunali Ecclesiastici di Gorizia e di Milano, per due guarigioni ritenute miracolose.
Al termine della procedura prevista dalla Chiesa, il 4 ottobre 1981 venne proclamato beato e il 1° novembre 1989 canonizzato da Papa Giovanni Paolo II.
Per approfondire la conoscenza su San Riccardo è possibile consultare i seguenti siti
Nella storia dell'abbazia di Morimondo Angelo Comolli ebbe il grande merito di acquistare il chiostro e gli ambienti circostanti unificandone la proprietà (che, dopo la soppressione dell'abbazia, era stata suddivisa), di provvedere personalmente a importanti interventi manutentivi per evitare il totale degrado e di adattare a s uo studiomolti degli ambienti fino ad allora male utilizzati, salvandoli da uno stato di totale abbandono.
Milanese (1863-1949), figlio di artista, Comolli fu uno degli ultimi cultori del lavoro di pittore nel senso più completo, ricercato nelle tematiche e preciso nelle tecniche antiche, come l'esecuzione di disegni preparatori di grande formato, la pittura ad affresco e il mosaico.
Studiò all’Accademia di Brera dove conseguì il diploma con Giuseppe Bertini; nella stessa accademia insegnò per tutta la vita come responsabile della cattedra della Scuola Superiore di Ornato.
L’attività del Comolli come pittore iniziò nel 1888 con la presentazione di una “Testa di donna” alla Permanente, ma fu l’attività di decoratore che costituì la sua grande fortuna.
Lavorò per molti edifici pubblici e privati di Milano come il Palazzo della Borsa, la Casa di riposo Giuseppe Verdi, la Camera di Commercio, la Banca d’Italia e anche presso il palazzo di Giustizia di Varese e le chiese di Tione e di Induno Olona.
Angelo Comolli conobbe casualmente la comunità di Morimondo, essendovi stato invitato nel 1912 dal consigliere comunale Giovanni Arrigoni, fittabile della cascina Ticinello e pittore dilettante, che gli propose di decorare la facciata della cappella del cimitero.
Subito fu attratto dalla maestosità delle opere cistercensi e nel 1917 acquisì «il fabbricato detto Monastero con cortili e spazi annessi ed unito al terreno cintato» dalle proprietà Ruggero Ticozzi e Alfio Grignani e riunì a poco a poco, con opera meritoria, le varie proprietà in cui il monumento abbaziale era diviso.
Oltre al recupero strutturale, iniziò una lenta opera di restauro pittorico, come nel caso dell’affresco rappresentante le Tentazioni di Cristo nell’ex-refettorio del monastero, di realizzazioni di affreschi ben inseriti nel contesto morimondese, come il paliotto dell’altare della chiesa abbaziale, e di vari interventi architettonici e decorativi, come la cappella Tagliabue del locale cimitero e l’affresco ormai perduto di una cappellina presso l’abbazia.
Per approfondire la conoscenza su Angelo Comolli, al quale è dedicato il civico museo, è possibile consultare i seguenti documenti
Compositore e direttore d'orchestra, Felice Lattuada nacque a Caselle di Morimondo il 5 febbraio 1892.
I genitori erano maestri elementari. Felice divenne anch’egli maestro, ma ben presto venne travolto dalla passione per la musica, che lo spinse ad iscriversi tardivamente al Conservatorio di Milano, dove conseguì il diploma nel 1911.
Dopo i primi anni di esordi in vari generi musicali, scrisse l’opera La tempesta con la quale debuttò nel 1922 al Dal Verme di Milano. Specializzatosi in questo genere musicale (Sandha, Don Giovanni, La caverna di Salamanca e, molto più tardi nell’ultima parte della sua vita, Caino), ebbe grande fortuna internazionale; la sua opera più celebre, Le preziose ridicole del 1929, venne rappresentata nei più importanti teatri modiali a partire dal Teatro alla Scala di Milano, dove la composizione debuttò, al Teatro Metropolitan di New York, dove venne presentata nel 1931, al Teatro Colon di Buenos Aires, ai teatri di Praga, Berlino, Bruxelles, fino all'Opera di Roma ed al San Carlo di Napoli.
Nel 1935 venne nominato direttore della Civica Scuola di Musica di Milano.
Dal 1943 scrisse colonne sonore per i lavori cinematografici del figlio, il regista Alberto Lattuada.
Nel 1951 scrisse la propria autobiografia dal titolo La passione dominante che dà il nome alla rassegna musicale a lui dedicata.
Morì a Milano il 2 novembre 1962.
Figlio di Giovanni, nacque alla cascina Ticinello il 2 giugno 1890 e frequentò le scuole elementari a Morimondo.
Laureato in giurisprudenza, lasciò l’attività forense a 28 anni per intraprendere gli studi teologici.
Ordinato sacerdote nel 1922, dopo una breve esperienza come parroco, venne indirizzato alla carriera diplomatica.
Lavorò a Vienna, come segretario del nunzio apostolico, poi a Bucarest e a Bruxelles.
Nel 1940 lasciò il Belgio a causa dell’occupazione nazista e si trasferì a Roma, all’Accademia Pontificia.
Nel 1946 venne nominato arcivescovo e nunzio apostolico del Perù.
Morì a Lima il 5 luglio 1948.
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